L’Iran e l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai

Il nuovo presidente iraniano, Ebrahim Raisi, non è stato una figura di spicco nel processo decisionale della politica estera iraniana. Ecco perché, a differenza del suo predecessore, non ha ancora delineato le dimensioni della sua strategia di politica estera né specificato quali obiettivi vuole raggiungere all’estero. Tuttavia, tra i suoi consiglieri vi sono persone che criticavano il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), l’accordo dettagliato di 159 pagine con cinque allegati raggiunto dall’Iran e dal P5+1 (Cina, Francia, Germania, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) il 14 luglio 2015 .

Queste stesse voci hanno criticato l’amministrazione Rouhani per non aver prestato sufficiente attenzione ai rapporti con Russia e Cina e per non aver utilizzato i legami che si erano rafforzati con Mosca e Pechino come leva nei negoziati con gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

L’Iran è diventato paese osservatore nell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai ( 上海合作组织, pinyin: shànghǎi hézuò zǔzhī) – originariamente composta da Cina, Russia e 4 repubbliche dell’Asia centrale – nel 2005.

Nei 16 anni successivi, Teheran ha costantemente spinto per la piena adesione, in particolare dopo che la SCO ha realizzato il suo primo allargamento, aggiungendo India e Pakistan, nel 2017. Ora, con la nuova leadership politica a Teheran e la Cina e la Russia che rafforzano  le proprie partnership con l’Iran, le possibilità di adesione a pieno titolo sembrano le migliori che si siano mai prospettate.

L’Iran ha sempre cercato di utilizzare i suoi legami con Cina e Russia come leva contro le capitali occidentali, ricevendo sostegno diplomatico, un’ancora di salvezza economica e strumenti di difesa sia da Mosca che da Pechino. La strategia di Teheran ha funzionato in una certa misura e, ad esempio, l’ha aiutata a sopravvivere a sanzioni paralizzanti. Tuttavia, l’Iran è riuscito a non deviare bruscamente dal suo slogan di base nell’area della politica estera, ‘né Est né Ovest’. Tuttavia, sembra che la Repubblica islamica stia cambiando rotta sostituendo gli atti simbolici con politiche concrete.

 I legami più stretti tra Iran, Cina e Russia si basano su un certo calo dell’interesse da parte di Teheran per l’impegno diplomatico con l’Occidente. Comunque non si può ancora prevedere se l’adesione alla SCO avrà effettivamente un impatto concreto sulla diplomazia iraniana. Per quanto Teheran proclami una propria “svolta diplomatica verso l’Oriente”, la sua attenzione rimarrà focalizzata molto sui suoi rivali in Medio Oriente che la Cina, in particolare, non è desiderosa di inimicarsi. Tuttavia, se l’Iran ottiene la sua tanto attesa promozione a membro a pieno titolo, ciò costituirebbe senza dubbio un altro segno concreto del rafforzamento dell’asse Cina-Iran-Russia.

Carlo Marino

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Esperto in relazioni internazionali. Giornalista della European News Agency (Germania), corrispondente da Roma.