Repubblica Popolare Cinese e la tassa globale minima del 15% sul reddito delle società.

La Repubblica Popolare Cinese ha mostrato la propria intenzione di aderire al progetto di stabilire una tassa globale minima del 15% sul reddito delle società.

Tale progetto è in linea con le attuali strategie fiscali di Pechino che tende a contrastare i colossi della tecnologia con investimenti in paradisi fiscali o quelli che si avvalgono di particolari strumenti fiscali.

La proposta aliquota fiscale globale del 15% avrà un impatto sulle regioni amministrative speciali della Repubblica Popolare Cinese, per esempio Macao ha un’aliquota sul reddito delle società del 12% e Hong Kong ha un’aliquota del 16,5% (8,25% per i redditi più bassi). Tuttavia l’aliquota fiscale effettiva è spesso inferiore a causa del sistema delle detrazioni e della base imponibile che copre solo i redditi prodotti nella regione. La Cina continentale ha un’aliquota dell’imposta sulle società del 25%, con un’aliquota inferiore del 15% per gli investimenti ad alta tecnologia e nelle province occidentali meno avanzate e nell’isola di Hainan.

Sono previste ulteriori tariffe speciali del 10% e del 2,5% rivolte alle aziende con utili inferiori a tre milioni e un milione di yuan (400 e 130mila euro) ma tali tariffe non rientrano nel novero di quelle che potrebbero interessare le grandi multinazionali che potrebbero essere colpite dalla proposta armonizzazione fiscale globale.

Le giurisdizioni a bassa tassazione in Asia si trovano principalmente in Medio Oriente, con gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrain che hanno un’aliquota effettiva dell’imposta sul reddito delle società dello 0%, mentre il Qatar raccoglie il 10% e l’Oman e il Kuwait applicano un’aliquota fiscale del 15% sulle imprese.

Nel sud-est asiatico l’imposta media sul reddito delle società è del 20%, il che consente a Singapore di posizionarsi come un hub ideale per le imprese in Estremo Oriente, con un’aliquota dell’imposta sul reddito delle società del 17% e altri vantaggi che incentivano le imprese ad investire nella regione.

La proposta armonizzazione di un’aliquota fiscale globale per le società potrebbe avere un impatto sulle strategie di investimento regionali tra la Repubblica Popolare Cinese e le altre giurisdizioni in Asia.

Aderendo alla proposta Global Tax Rate, la Cina potrà tassare i redditi dei suoi gruppi multinazionali con una presenza in paesi a tassazione più bassa. Una società cinese che genera reddito estero in giurisdizioni con imposte inferiori alla soglia del 15% potrebbe essere tassata in Repubblica Popolare Cinese,. In tal modo si dissuaderebbero le società dall’utilizzazione di filiali in regioni e paesi a bassa tassazione.

Ciò influenzerà sicuramente la strategia dei grandi gruppi tecnologici che utilizzano veicoli speciali in paradisi fiscali come le Isole Vergini britanniche o le Isole Cayman per effettuare investimenti esteri, quotazioni in borsa ed espansioni in nuove regioni.

Inoltre, la proposta di cooperazione di Pechino con tale strategia di sviluppo economico promossa dagli Stati Uniti, in linea con i paesi dell’OCSE e del G-20,  potrebbe essere vista come un gesto di riconciliazione nei confronti di Washington e considerata  come un’opportunità per risolvere guerre commerciali e tariffarie.

Carlo Marino

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