Un film di Layla Sarabi: il dramma della guerra in Karabakh

Layla Sarabi è una giornalista dell’Azerbaigian, nata ad Agdam, in Karabakh. Layla dovette fuggire dalla sua città natale quando le forze armene la invasero il 23 luglio 1993. Aveva solo 3 anni.

Per molti anni ha vissuto in diverse città europee, tra cui Strasburgo, dove ebbe la possibilità di apprendere il francese. Ma aveva solo un sogno in mente: ritrovare un giorno la sua terra natale.

A seguito dell’accordo di cessate il fuoco del Nagorno-Karabakh del 20 novembre 2020, l’esercito azero è entrato da liberatore ad Agdam. “Sono finalmente liberata dal mio status di sfollata interna”, sospira Layla, che sta tornando, per la prima volta in 27 anni, al suo villaggio natale.

Agdam era una graziosa cittadina il cui nome, di origine turca, significa “casa bianca dove cadono i raggi del sole”. Delle graziose case bianche della sua infanzia, rimangono solo rovine e desolazione. Tra i monumenti distrutti, i resti di un museo, la moschea trasformata in una stalla, Layla fatica a ritrovare le immagini della sua infanzia. 27 anni di occupazione armena non hanno lasciato altro che un paesaggio devastato, una sorta di Hiroshima del Caucaso del sud.

Layla ha girato questa testimonianza filmata di cui ha concesso l’esclusiva per l’Italia ad Eurasiaticanews.

CarloMarino 

#Carlomarinoeuropeannewsagency 

Esperto in relazioni internazionali. Giornalista della European News Agency (Germania), corrispondente da Roma.