«Storia e declino della nobiltà russa: da Pietro il Grande a Nicola I» di Lapo Sestan

È stato presentato, il 1^ marzo 2024, di fronte ad un folto pubblico di specialisti , presso l’Istituto per l’Oriente “Nallino” in Roma, il volume di Lapo Sestan «Storia e declino della nobiltà russa: da Pietro il Grande a Nicola I», pubblicato per i tipi di Viella. Sestan ha insegnato Storia della Russia presso l’Università di Napoli “L’Orientale” occupandosi della nobiltà russa e delle Relazioni della Russia con l’Oriente. Dalla lettura del libro si evince che la nobiltà russa appare,fin dall’inizio, come un ceto definito essenzialmente dai decreti dello zar e l’unico privilegio che aveva era la possibilità di detenere schiavi. La nobiltà russa sembra risalire alla Rus di Kiev dove i nobili avevano diritto alla družina – le guardie del corpo dei capi slavi durante il Medioevo. Il libro di Sestan ha anche interessanti richiami alla situazione pre-moscovia del 1600. Ivan IV inaugura l’Opričnina (опричнина) la parte di territorio russo governata direttamente dallo czar tra il 1565 e il 1572. La parola deriva dall’antico russo “опричь” (oprič’), e significa “a parte”, “a eccezione”. Nei tempi moderni è diventato sinonimo di potere assoluto e senza limiti. L’Opričnina delimitava la proprietà dello zar e proprietà della nobiltà. Nell’età moderna il servizio all’autocrate – con Pietro il Grande nel 1722 con la tavola dei ranghi – diventerà essenziale per raggiungere lo status di nobiltà . Pietro cancellò la distinzione tra nobiltà di servizio e nobiltà di sangue .  In Russia non ci fu mai un allontanamento della nobiltà dal servizio all’autocrate, mentre in Europa la nobiltà andò affrancandosi dal servizio al sovrano. La tesi di fondo del libro, che fa spesso richiami alla Moscovia – ducato russo che si sviluppò nel XIV-XV secolo sotto la protezione e il controllo dell’Orda d’oro- e alla Rus di Kiev- è la mancanza di consapevolezza sociale da parte della nobiltà. L’invasione mongola spezzò la Rus di Kiev con l’occupazione tatara che durò 200 anni. I regnanti moscoviti erano coloro che dovevano portare a Saraj i tributi. Una vera eccezione nella storia russa è costituita dall’anno 1730 ( quando ci fu un vuoto di potere): i nobili tentarono il colpo di mano prendendo spunto dalle riforme che erano state fatte in Svezia. Ma tale colpo di mano fallì a causa delle divisioni tra nobiltà di sangue e nobiltà di servizio. I Membri dell’antica famiglia gentilizia Voroncov tentarono di modificare i  rapporti tra aristocrazia e potere sovrano autocratico: ma anche loro fallirono. La parte finale del libro è dedicata all’istruzione della nobiltà che era demandata alla famiglia. In generale, la nobiltà russa si presenta come una nobiltà estremamente ignorante. In conclusione Sestan afferma che l’incapacità di autoriformarsi da parte della nobiltà fu una perdita sia per quest’ultima che per l’autocrazia.

CarloMarino 

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Esperto in relazioni internazionali. Giornalista della European News Agency (Germania), corrispondente da Roma.